Comunicazione e Relazione: due mondi in uno

Comunicazione e Relazione: due mondi in uno

Le persone che hanno un confronto, pur avendo ottime intenzioni, possono facilmente finire per litigare o per alzare i toni, fino ad arrivare a reazioni spropositate.

Cos’è che accade?

Invece di parlare dei contenuti che riguardano fatti specifici, anche lavorativi, si tocca involontariamente il livello della relazione. Si sposta così il discorso su un piano personale.

Intorno alla metà del 1900 Gregory Bateson, antropologo, sociologo e psicologo britannico, racconta un episodio di fondamentale importanza per i suoi studi sulla comunicazione umana:

si trovava allo zoo e iniziò ad osservare un gruppo di lontre; alcune di esse giocavano tra loro mordendosi. Ma come era possibile che un gesto violento come un morso, potesse assumere valore di gioco? Questo è il quesito che nacque nel nostro Gregory.

Dopo tale episodio, Bateson iniziò a riflettere sui livelli della comunicazione e, in seguito ad alcuni anni di ricerche, insieme al suo gruppo, arrivò a definire due livelli principali di comunicazione: un livello di contenuto e un livello di relazione. Il primo indica l’informazione che viene scambiata attraverso il linguaggio verbale, il secondo definisce in che relazione sono i comunicanti.

Questi livelli vengono spesso confusi nel corso di un’interazione comunicativa e si finisce per litigare sul contenuto, quando in realtà si è in disaccordo sulla relazione.

Il livello del contenuto è espresso dal linguaggio verbale, le parole che vengono pronunciate;

Il livello della relazione è espresso dal linguaggio non-verbale, come il tono della voce, l’espressione del viso, i movimenti del corpo, la distanza fisica, eccetera.

Se immaginassimo due persone sedute ad un tavolo potremmo dire che il livello del contenuto è quello SOPRA il piano del tavolo; il livello della relazione invece è quello SOTTO. Dunque, il livello di contenuto salta subito all’occhio, rispetto a quello di relazione che è nascosto dall’incombenza del primo.
La comunicazione avviene in contemporanea su entrambi i livelli: mentre sopra il tavolo ti dico qualcosa, sotto al tavolo esprimo come ti considero rispetto a me, qual è la nostra relazione.

Ecco un esempio esplicativo:

Poniamo che, in un contesto di lavoro, qualcuno ti dica in tono perentorio:

fammi cinque fotocopie e lasciale sulla mia scrivania

Il contenuto della comunicazione è chiaro. Tuttavia, la stessa frase, detta dal tuo capo, da un tuo collega o dalla tua segretaria, avrebbe tre impatti diversi!

In effetti, da una comunicazione di questo tipo l’aspetto relazionale sembra asimmetrico. L’emittente del messaggio ritiene che, la vostra relazione, giustifichi questa richiesta.

Se arriva dal capo è possibile che tu non ci trovi nulla da obiettare, riconoscendo il ruolo superiore di chi emette il messaggio.

Magari se arrivasse da un collega ti potresti domandare (anche inconsciamente) che diritto ha di dirti una cosa del genere! Oppure nel vostro contesto lavorativo, è prassi chiedere questo tipo di “favori” e potresti non avere nulla da obiettare.

Se arrivasse dalla tua segretaria, probabilmente ti verrebbe voglia di spiegarle chi fa le fotocopie a chi.

Quello che cambia in questi tre casi è la tipologia di relazione, il contenuto dell’interazione è esattamente lo stesso!

Quando una persona ci parla propone anche il tipo di relazione che vuole instaurare e noi abbiamo 4 diverse possibilità di risposta. Ecco le modalità rispetto all’esempio precendente:

ACCETTAZIONE: SÌ, CI PENSO IO.

RIFIUTO: NO, NON FACCIO FOTOCOPIE PER TE.

UTILIZZO DI UN SINTOMO: LO FAREI VOLENTIERI, MA SONO OBERATO DI LAVORO (vorrei, ma non posso).

SQUALIFICA: IGNORARE LA RICHIESTA, RISPONDERE CON IRONIA O FRASI FATTE DA CUI NON SI CAPISCE SE FARAI CIÒ CHE TI È STATO CHIESTO.

 

Probabilmente il destinatario del messaggio ha perfettamente compreso ciò che gli si chiede, ma trovi da ridire sull’aspetto relazionale implicito alla comunicazione.

La tua comunicazione deve tenere presente questo aspetto, inserendosi opportunamente nel contesto dove ti trovi e tenere conto della relazione fra te e l’interlocutore.

La stessa frase può essere detta da un collega con un sorriso o completando il messaggio con qualcosa che inquadri meglio il contenuto relazionale:

…te lo chiedo giusto questa volta perché sono molto indietro con i lavori, mi faresti un grosso favore.

Questa semplice prosecuzione del messaggio, cambierebbe ogni cosa.

14 commenti

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